L'INDIVIDUO IL GRUPPO E LE MASSE

 

L'educazione all'obbedienza fa parte dei processi di socializzazione.

L'educazione esalta la socializzazione e favorisce il crearsi di gruppi.

La funzione del gruppo è quella di acquisire una forza collettiva e di rendere ciascun membro individualmente più forte quanto più identificato col gruppo ed i suoi valori discriminanti.

L'appartenere ad un gruppo facilita il suo essere direzionato verso un obbiettivo.

La coesione aumenta grazie alla contrapposizione con altri gruppi.

In presenza di un sistema di autorità l'individuo ha bisogno di una estrema forza di volontà e determinazione per criticarla, contrastarla e solo in casi eccezzionali riesce ad opporsi frontalmente. Il gruppo invece può opporsi efficacemente con la propria forza numerica fino al rovesciamento dell'autorità e al suo conseguente sostituirsi. Il prezzo è la rinuncia totale alle proprie autonomie di giudizio, l'interiorizzazione e la legittimazione della volontà dell'autorità, del leader del gruppo.

Gli esseri umani hanno una forte tendenza istintiva a costituirsi in gruppi, accettare le regole del gruppo, fare proprie le categorie di appartenenza, sentirsi migliori degli altri gruppi, minimizzando le differenze all'interno del proprio gruppo e massimizzando quelle con gli altri gruppi. Il premio dell'appartenenza ad un gruppo è quello di acquisire una forte identità sociale che gli consente di fregiarsi di un simbolo, della forza numerica del gruppo, della sua storia. Ma ogni individuo è membro di più gruppi contemporaneamente, interista e fascista, oppure credente e amante della musica barocca. In questi casi insorgono conflitti di appartenenza, come la celebre categorizzazione dei romanisti di sinistra e dei laziali di destra. Conflitto anche interiore che si risolve con la contestualizzazione del proprio tifo legata alla durata della partita di calcio ed alla minimizzazione delle altre differenze (“il laziale di sinistra è uno stronzo perchè di sinistra, ma molto meno stronzo dei romanisti, e di tutti gli altri di sinistra perchè comunque laziale”).

Il confronto con i membri degli altri gruppi avviene quindi con una preconcetta svalutazione delle loro individualità ed una estrema criticità di giudizio dei loro assunti.

La forza derivata all'individuo dall'appartenenza ad un gruppo viene alimentata dallo scontro con gli altri gruppi.

L'autorità si trova benissimo a manovrare gruppi organizzati e coesi, a dirigere masse educate all'obbedienza al gruppo verso i propri obiettivi e all'interno delle regole imposte. L'autorità viene legittimata da masse di individui, le quali si sottomettono volentieri ad essa rinunciando alla propria autonomia di giudizio ed attribuendo ad essa la propria responsabilità: il gruppo deresponsabilizza i propri singoli appartenenti.

L'autorità quando si trova di fronte l'individuo isolato, lo sommerge con la propria leggitimità datagli dalle masse, rifacendosi ai principi educativi conformati all'obbedienza ai quali anche il singolo individuo è stato sottoposto, cercando di far leva sui principi e le categorie di qualunque gruppo l'individuo in questione possa fare parte. Solo con uno sforzo sovrumano il singolo individuo è in grado di contrapporsi efficacemente alle masse organizzate incrinandone le catene con le quali sono sottomesse.

Solo questo immane sforzo rende l'uomo veramente libero. Tutti gli altri sono schiavi.


 

09/07/10