L’ULTIMA SPIAGGIA.

 

E’ ben noto a tutti come da molto tempo forse dalla nascita dell’era industriale sia l’offerta a creare la domanda e non viceversa, essendo da tempo soddisfatte, nei paesi industralizzati, le domande ed i bisogni fondamentali. Il paradosso solo apparente delle realtà marginali dei paesi ricchi o di quelle in via di sviluppo a mio avviso risiede nel constatare come i bisogni indotti dal capitalismo vengano soddisfatti prima di quelli fondamentali.

Nei paesi centraficani dove non esistono reti di distribuzione idrica e l’acqua viene portata in bidoni di plastica su autocarri sgangherati, i mercanti di acqua usano cellulari satellitari per ricevere le richieste e conoscere i quantitativi necessari e le disponibilità.

Senz’acqua dopo due giorni si muore, ma viene da pensare che senza telefono satellitare si possa morire anche prima!

 Senza casa, si può vivere in una baracca di ethernit e cartone, come nelle favelas, ma senza antenna parabolica niente telenovelas!

Puoi essere disoccupato da una vita, ma senza un Alfa o una Mercedes non sei nessuno.

Puoi essere in punto di morte, ma se non sei apparso dentro un televisore si può dire che non sei vissuto.

 

L’acqua, la casa, il lavoro, il senso della vita stessa, che si pensava fossero dei beni e delle domande primarie, nella nostra scellerata era post-qualsiasicosa restano beni secondari, praticamente voluttuari, destinati solo ai ceti superiori del genere umano, quelli per intendersi, che non usano il cellulare ma mandano l’autista dal destinatario, quelli che la televisione non ce l’hanno in casa perché la fanno o la producono o la costruiscono, quelli che non hanno bisogno di lavorare perché c’è chi con i loro soldi fanno altri soldi (Fiorani intervistato “i soldi sono come le unghie, ricrescono”), quelli che le automobili non le comprano ma le regalano, quelli, per intendersi, che in televisione non ci vanno se non perché indagati o dopo essere stati processati, ritenuti responsabili e immediatamente prosciolti.

 

Tutto perché se il meccanismo si blocca il genere umano cessa di esistere, almeno nelle forme di benessere note. Abbiamo affidato al meccanismo folle della offerta che crea la domanda il destino della vita sul pianeta, e probabilmente dell’intero universo.

L’obiezione a questa visione è che attualmente nessun altro sistema economico si è rivelato alla prova dei decenni, utile alla sopravvivenza: è assurdo quanto ci pare ma è il meglio che abbiamo e che tutto sommato ci fa andare avanti.

 La comunione dei beni e dei sistemi di produzione si è rivelata fallimentare, le risorse prodotte sono state inferiori a quelle investite. I soldi e le energie si disperdevano strada facendo finendo nelle tasche di chi doveva decidere cosa fare, a chi farlo fare, come farlo e dove farlo. Chi alla fine doveva “fare” non sapeva più neanche perché, non ne ricavava alcun vantaggio e chi doveva controllare che quella cosa si facesse guadagnava nel non controllare e giù verso il disastro economico.

La società intelligente e super organizzata, moralmente fondata sull’eguaglianza e sulla parità di diritti, sulla religione della scienza e della ragione non ha retto il confronto con quella basata sulla furbizia, sulla legalizzazione a posteriori del furto e della sopraffazione, sulla speculazione selvaggia, sul calpestamento di qualsiasi diritto e morale, sulla religione degli avventurieri e quella degli ipocriti (anglicana e cattolica).

Che il caos eviti la paralisi, rischio di tutti i sistemi ordinati, è una certezza ormai. Anche a livello di fibre nervose ad evitarci paralisi continue degli arti è proprio l’ordine caotico degli impulsi che arrivano ai muscoli.

Ma il caos resta pur sempre il Caos, è cioè imprevedibile per definizione, cosa ne sappiamo noi se stanotte non crolleranno le borse asiatiche perché gli africani hanno trovato giacimenti di acqua purissima sotto i deserti e non avranno più bisogno di usare i satellitari per smerciare l’acqua? Siamo certi di essere ancora in grado di tenere anche solo parzialmente sotto controllo quell’enorme, immensa e onnipresente bestia onnivora ed indistruttibile, che si autoalimenta, si autorigenera e ha come unico ossessivo fine la propria espansione, a qualsiasi costo? Ed esiste un limite alla sua espansione, forse quello delle materie prime? Macchè. Già l’acqua è da tempo diventata merce preziosa, presto lo sarà anche l’aria, ma molto prima si venderà e comprerà la vita stessa, sia come autorizzazione alla procreazione che alla sopravvivenza. Si venderanno quelli che oggi sono diritti, come quello di camminare per strada, di parlare, quelle che oggi sono considerate libertà. Si venderà e comprerà tutto, semplicemente tutto.

Questa entità universale che premia solo chi riesce a gabbare le risibili regole e misere leggine applicate da un gruppetto spaventato ed inerme di piccoli uomini senza ambizioni, comprabili con due euro? Quella bestia che ha un nome così familiare che al solo pronunciare sentiamo un vociare ed un continuo pacifico calpestio, un nome che più che una minaccia terribile qual’ è ci da un senso di pacifico smercio di banane e scarpe, magliette e utensili: il mercato.

 

Sbagliano anche quelli che pensano di poter sopravvire senza, evitando tutte le lusinghe del mercato.  Non hanno più spazi. Neanche se si rifugiano in paesini deserti ed abbandonati allevando capre e coltivando cavoli. Ammesso che riescano a coltivare il grano, a macinarlo e farsi il pane e la pasta da soli, la malattia è sempre dietro la porta, anche ai virus e batteri piace la vita agreste e che ne sappia io, neanche la farmacologia alternativa garantisce una certezza di guarigione. In breve nessuna comunità inferiore ai 500 individui ha alcuna possibilità di sopravvivenza a lungo termine se taglia completamente  i ponti col mercato. E se non li tagli completamente è assolutamente inutile provarci; se non dimostri cioè la possibilità di poterne fare a meno.

 

E’ triste ammetterlo ma restiamo costretti ad aspettare solo che il caos nel quale siamo immersi vada in ebollizione e spazzi via, in poche settimane, tutte le inutili comodità e moltissimi di noi con esse. Se vogliamo procastinare l’evento e le sue conseguenze non possiamo far altro che iniziare già da adesso a farne a meno. Una oculata nuova autarchia che inizi dalla propria famiglia, passi per il condominio, il quartiere e su fino all’intera nazione anche europea è a mio avviso una quanto si vuole anacronistica ma urgente ed unica proposta tesa non a scongiurare la caduta del castello di carte, ma a far si che gli effetti siano in qualche modo attenuati, procastinati e in questo modo si abbia il tempo per costruire la sopravvivenza di una qualche civiltà.

Un consiglio, anzi due: compratevi una bicicletta e non buttate via i libri che insegnano qualcosa, saranno le uniche risorse del futuro. Per esempio “L’ultima spiaggia”, un romanzo di fantascienza, è un libro utile da leggere, i protagonisti muoiono lo stesso in Australia dopo il conflitto nucleare, ma … qualche mese dopo.

 

(13 Novembre 2007)