IL MOSTRO
Uno degli archetipi più importanti della storia umana è quello del mostro, un essere che si distingue dai simili per uno o più aspetti, e sempre in maniera eccezionale.
Caratteristica principale del mostro è la sua assoluta solitudine derivata dalla propria situazione, intrinseca in quanto l’eccezione è per antonomasia singolare. Il primo nero sbarcato in Italia dovette essere preso come un mostro; oggi dopo averne visti tanti, nessuno si potrebbe più spaventare.
I caratteri che rendono mostruoso un individuo possono essere: l’aspetto (Il Minotauro, Polifemo, la creatura di Frankenstein, La bestia della famosa fiaba, Il drago, o nella realtà, Il gobbo di Notre Dame, L’uomo elefante dell’Inghilterra prima metà del ‘900, oppure a rendere mostruoso un individuo è il comportamento per esempio Jack the Ripper, Girolimoni, i serial killers in special modo quelli che praticano il cannibalismo o la violenza sessuale più feroce.
In sintesi si può dire che la mostruosità è data da una eclatante “Devianza” da una “normalità” statistica.
Interessanti sono gli studi etologici sulle scimmie albine e sulla loro integrazione: come non pensare al “Brutto anatroccolo”, o alla pecora nera e via dicendo. Prima reazione è lo spavento di fronte all’eccezione, seguita inevitabilmente dalla derisione e quindi dall’emarginazione .
Un particolare sentimento sembra comunque scaturire il Mostro nel “Normale”, una sorta di pena compassionevole, e questo “sentire con” è dato a mio avviso da un riconoscere comune della tristezza della condizione esistenziale dell’essere soli.
Una altra motivazione mi appare invece meno facile ma più profonda, ed è quella di una possibile sensazione di Comunione con il Mostro, dovuta alla ontogenesi dell’umanità intera.
Intendo dire che l’essere umano è un Mostro, se paragonato a tutti gli altri esseri viventi di questo pianeta, è lo è per il comportamento eclatante ed eccezionale.
In questa ottica trovo anche l’ennesimo motivo della “Creazione di Dio “ da parte dell’uomo: un modo per tentare di ricongiungersi al mondo naturale, di cui si sente con estrema nostalgia la distanza . Dio verrebbe così a supplire con il suo ordine, la sua logica suprema ed imperscrutabile, la sua superiorità imparziale, al senso comune delle esistenze naturali. In natura tutto ha senso e forma in maniera immediata e biologica, per l’uomo tutto avviene in maniera “mediata” e ”tecnologica”. Il senso della vita di un animale risiede nella vita stessa, nell’uomo questo senso della vita viene continuamente ricercato al di fuori di essa, ed essa stessa viene “spesa” per raggiungerlo.
Allora l’Uomo è un mostro che per non soffrire perennemente di angoscia ha inventato Dio che lo guida verso un imperscrutabile ma radioso e sovrannaturale (quindi in senso lato mostruoso) destino.
3-11-2004