IL PICCOLO TESORO

L’unica possibile introduzione all’unico ascolto possibile

 

Benarrivati. Entrate pure e trovate la vostra comodità, qualsiasi cosa vi occorra per stare bene se l’ho ve la darò, ma dovrete chiedermela perché non stimolerò nessun vostro desiderio.

 

Voi siete venuti qui da me, chi per amicizia chi perché da amici o parenti portati. Non è importante che sappiate chi sono, neppure il mio nome sentirete, perché ciò che è importante è solo dentro di voi, dentro ciascuno di voi.

 

Se avete domande, battute e altre simili amenità liberatevene subito perché non vi saranno risposte ne risate. Posso solo dirvi che il nostro stare insieme qui è un evento unico, irripetibile nella storia e nell’universo. Invano cercherete di ricreare quest’atmosfera, di riascoltare o rileggere queste parole con le stesse sensazioni, con le medesime emozioni. Sarà anche inutile che vi procuriate note o suoni della musica che andrete ad ascoltare. Vi evito inutili perdite di tempo e cocenti delusioni: semplicemente…, mai…, più!

 

Solo a voi che siete qui davanti è dato partecipare a questo evento e voglio dirvi che sarà perfettamente inutile parlarne ad altri: per quanto vi sforziate nella ricerca delle parole, nella scelta dei gesti e delle espressioni nulla delle vostre sensazioni di stasera giungerà ad altra mente umana. Per non diventare pazzi di nostalgia, sarete colti dal desiderio di riunirvi nel giorno dell’anniversario con tutti quelli che stasera sono qui, perché solo voi saprete di cosa parlate ed insieme sarà dolce e struggente ricordare. Ma tra qualche anno anche le memorie più forti soccomberanno sotto l’incessante bombardamento del sistema mediatico; tenui ricordi affioreranno casualmente in determinati momenti della vostra vita e non saprete nemmeno più a cosa sono dovuti, a quale evento sono legati. Si, come con i profumi che ci accade di risentire e non riuscire a ricordare quale persona o quale posto ve lo fece odorare la prima volta. Solo un indistinto e melanconico piacere resterà.

 

[qualcuno parla]

 

Io non riesco ad ascoltare le cose che mi dite, non ci riesco perché non mi interessano e non c’entrano nulla con stasera e con cosa accadrà tra poco. Prima riuscirete a far tacere i vostri pensieri indotti dal linguaggio, dalle mode e dai vostri desideri, prima sarete pronti per ascoltare, per provare per la prima e unica volta qualcosa di meraviglioso.

 

Capisco lo scetticismo e non vi chiedo assolutamente di rinunciarvi; il vostro senso critico, la vostra cultura ed esperienza, persino il vostro credo, sono tutte cose faticosamente raggiunte e che costituiscono la vostra personalità. Non vi chiedo di fare finta che non ci siano ne di metterle da parte. Quello che vorrei capiste adesso è che se si ha il desiderio di fare un’esperienza unica, significa che è necessario togliersi le scarpe con le quali camminiamo ogni giorno, perché anche le sole scarpe vi toglierebbero la possibilità di sentire la terra umida, la sabbia asciutta e calda, l’erba fresca … ma non dobbiamo camminare per i prati e le scarpe le terremo, vogliamo che un’emozione intensissima ci entri dentro passando per le orecchie ed immediatamente nella mente. Sono quindi le scarpe della vostra mente che è necessario togliersi, per sentire meglio, per sentire proprio tutto. Non essendoci nulla da capire, da confrontare, da giudicare è perfettamente inutile che scomodiate le vostre enciclopedie. Questa non è una gara e non è neanche una sfida. Il premio è già vostro perché è dentro di voi, ed io voglio solo consegnarvelo.

 

[una lunga pausa presto interrotta da qualche amenità residua, lasciata cadere nel più assoluto vuoto]

 

Vedo che adesso state bene, siete seduti, non sembrate aver bisogno di nulla.

[con lo sguardo si interrogano gli occhi degli ospiti]

 

[Scoppia una risata che contagia tutti, libera la tensione che si crea quando si è di fronte ad una novità, è la paura di ogni novità, e la risata aiuta a risentirci normali e non in pericolo]

 

[Qualche battuta o gesto di impazienza, accolta da un ancor maggiore rilassamento e silenzio]

 

Bene, adesso va molto meglio, siete quasi pronti ad ascoltare … ci sono ancora un paio di cose che però è necessario fare prima. Come saprete il senso dell’udito non è il più importante per l’essere umano e per gli altri animali, esso è un supporto alla vista e per questo siamo portati ad ascoltare vedendo o meglio guardando ciò che ascoltiamo. Questo semplicemente, in realtà è molto più complesso il mondo della percezione. Comunque questa caratteristica costruttiva dei sensi, il fatto di essere tra loro collegati e interconnessi, utilissima nella quotidianità, si rivela però un fortissimo filtro alle capacità intellettive della percezione auditiva, distraendo enormi energie attentive ad essa. Se una parola ci dice qualcosa, la faccia che la pronuncia può dircene un’altra, forse meno importante ma di certo meglio percepita perché il cervello prima guarda e poi ascolta. Avrete capito che per partecipare nel miglior modo possibile ad un evento che vi giungerà solo per l’udito sarà necessario privarsi temporaneamente della vista. So che rinunciare ad essa porta sconcerto, è l’atavica paura del buio, che anticamente ci faceva rintanare nelle caverne di notte e che oggi invece spinge i giovani desiderosi di sfidare il mondo e se stessi. Come se nella notte e nel buio si celassero misteriose realtà o profonde verità. Invece molto semplicemente il buio cancella prima i colori e poi le forme e gli spazi, lasciando solo l’orecchio padrone del mondo.

 

Adesso io vi benderò in modo che nessuno, oltre me che resterò a guidarvi, possa più vedere. Noterete come le vostre orecchie si apriranno immediatamente, cercando di interpretare ancora una volta il mondo. Ed è necessario che nel vostro udito si creino aspettative e un maggior silenzio interno, quindi vi prego, se non è strettamente necessario d’ora in avanti evitate qualsiasi suono o rumore o parola, creerebbe paura in chi vi sta vicino e cancellerebbe per sempre quest’unica opportunità di scoprire …

Ma adesso andiamo, lasciatevi bendare e portare in un’altra stanza. Smettete di bere e di fumare perché non ne avete più bisogno: c’è qualcosa di immenso che vi aspetta.

 

[gli ospiti vengono bendati e tenuti per mano vengono accompagnati in una sala]

 

Noi stasera non vogliamo ascoltare il mondo, come nel buio della notte, ma solo qualcosa che è dentro di noi.

Dentro ognuno di noi c’è un piccolo tesoro. Ad esso nei secoli si son dati molti nomi, non vi affannate a cercarne qualcuno. Stasera e per sempre noi tutti lo chiameremo “il nostro piccolo tesoro”.

Esso è veramente piccolo, sepolto da quintali di cianfrusaglie e altro. E’ talmente piccolo e nascosto che noi, quando siamo assaliti dall’angoscia e vorremmo ritrovarlo per illuminarci con la sua debolissima luce, non ci riusciamo. Eppure, eppure sappiamo che c’è o almeno che in passato c’è stato e crediamo di averlo perso definitivamente. Siamo convinti anzi che per poter sopravvivere abbiamo dovuto rinunciarvi per sempre, un prezzo da pagare al mondo. Ma questo piccolo tesoro, il nostro unico e minuscolo tesoro è di un valore immenso, quasi quanto la nostra vita e non c’è nulla nel mondo che valga quanto esso.

Per nostra fortuna, per quanti sforzi noi e gli altri possano fare, per seppellirlo con spazzature di ogni tipo e cercare di impadronirsene incollandogli bandiere e nomi di ogni tipo, il nostro preziosissimo piccolo tesoro sparirà solo con noi, morirà insieme a noi. E nessun’altro, oltre noi stessi, potrà mai vederlo, capirlo, comprenderlo, catturarlo, rubarcelo. Ne siamo gelosissimi ma al contempo desideriamo tutta la vita portarlo in dono agli altri. Perché ne intuiamo l’estremo valore. Ciò che spesso ci sfugge è che il suo valore è immenso solo per noi e nullo per gli altri. Non c’è colpa è fatto così, unico irripetibile e privatissimo. Per questo si può solo chiamare il nostro piccolo tesoro.

Tutta la nostra vita continua ogni giorno a sbocciare da questo sotterraneo piccolo tesoro, ed è grazie all’intuizione di cui non potremo mai aver prova certa che esso esista e si celi in ognuno di noi. E’ grazie alla sensibilità di quei pochi e in quei rari momenti che facendo tacere il proprio tesoro porgono l’orecchio all’altrui che può esistere l’amore. La maggior parte delle volte è solo amore per il proprio piccolo tesoro, l’unico che si possa intuire con una certa forza. Solo in rarissimi casi, e per brevissimo tempo si ha la felice incoscienza di amare l’immagine che riusciamo a farci del piccolo tesoro della persona amata.

 

Ebbene c’è un modo per entrare in contatto e riscoprire l’infinita bellezza del nostro piccolo tesoro ed è quello di ascoltare stasera qualcosa di molto piccolo e di immensamente bello. Un preziosissimo gioiello musicale che l’autore ha incastonato in un pezzo pacchianamente sfrontato, per paura di apparire troppo debole, femmineo o addirittura malato. Questo frammento musicale del quale l’autore ci concede solo una manciata di secondi viene sempre eseguito come l’autore ha voluto all’interno del suo stucchevole involucro, con l’effetto di creare una sadica nostalgia per questa perla e di continuare a nasconderla alle orecchie martoriate del mondo. Questo frammento è la forma musicale del suo piccolo tesoro, ma al contempo è una delle più sublimi distillazioni della bellezza. Doveva così sconvolgere l’autore che egli stesso ne tagliò dei petali (battute) riducendo ulteriormente ciò che doveva essere e apparire minuscolo. Il risultato è che continuando a tagliare i suoni essi continuano ad essere sentiti lo stesso e a rinascere continuamente dai tagli.

 

Stasera l’ascolterete come non l’ascolterete mai più, perché non lo suonerò come voleva l’autore, sfuggendo inseguito dal proprio comprensibile pudore, ma anzi approfittando della sua forma che lo porta ad avvolgersi continuamente su se stesso, lo suonerò senza l’involucro protettivo, nella sua più nuda semplicità ed immediatezza e lo ripeterò diverse volte senza che ve ne rendiate conto, finché anche l’orecchio più distratto e più offeso da orribili ascolti, resti intimamente affascinato dal suo splendore. Il mio intento, diverso da quello dell’Autore, è quello di usare questa gemma per permettervi di rientrare in contatto con il vostro privato ed unico piccolissimo tesoro. Il vostro particolare tesoro ha dei tratti in comune con quello degli altri e queste poche battute musicali ne sono a mio avviso una delle più complete rappresentazioni.

 

Adesso che siete bendati, che non sentite più ne la vostra ne la voce di altri, avete ancora bisogno di un aiuto che sopperisca al difficile compito di estraniarvi dal mondo. Avete bisogno di un vostro privatissimo battello con il quale lasciarvi andare al flusso della musica. Esso è un immagine, avete cioè bisogno di una vostra immagine, solo vostra che nessuno può e potrà mai creare per voi se non voi stessi. Grazie a questa immagine la musica che sentirete entrerà dentro di voi come una cosa vostra, solo vostra e di nessun altro. Non ne parlerete mai con alcuno perché vi ricordo che queste sensazioni non sono condivisibili, nessuno vi potrebbe capire veramente, perfino se sceglieste la stessa immagine. Ma dove cercarla un’immagine a comando, qui ed ora? Vi suggerisco, mentre iniziate ad ascoltare, di cercarla nella vostra infanzia, la più lontana possibile. Potrà essere un oggetto, un gioco al quale eravate affezionati o una giornata particolare all’aperto o con una persona cara, che adesso non è più vicino. Importante è che abbandoniate gli altri e vi permettiate di rientrare in voi stessi, in silenzio, al buio, invisibili agli occhi degli altri, oppure rannicchiati sul pavimento nel sole pomeridiano che entra dalla finestra.

E’ arrivato il momento che anche io sparisca completamente, dimenticatevi di me, sono qui solo per provare a farvi sentire quello che sento, ma non è la mia bravura ne la bellezza di questa musica ad essere l’oggetto dell’ascolto.

Ne io ne l’autore vogliamo o possiamo voler qualcosa da voi perché non avete nulla da darci che ci interessi ne io a voi. Avrei voluto non esserci affatto ma è impossibile che una registrazione renda unica questa esperienza perché qualsiasi registrazione sarebbe priva di vita, palesemente morta perché finzione di realtà, congelamento, esportazione e commercializzazione di emozioni. Per questo motivo questa musica e questa serata non possono essere registrate ne rivissute in alcun modo. Io stesso non ho alcuna intenzione di ripetere con altri quest’esperienza, suonerei a me stesso insopportabilmente finto.

 

Taccio per un minuto, affinché anche il rumore della mia voce sparisca dalla vostra mente ed essa possa iniziare il suo dolcissimo viaggio all’indietro, all’interno o al cielo se lo preferite.

 

[segue l’ascolto dell’esecuzione dal vivo di … non ve lo dico, se sarete fortunati, molto fortunati sarete qui quella sera]

 

 

 

Vincenzo Grossi

2008-07-30