[testo originale tratto da tesi di laurea, i nomi citati sono ovviamente sostituiti da numerati X Y, ritenendo le iniziali comunque rischiose per la privacy]

 

Toccata e fuga.>

 

 

GRAZIE…>

 

 

 

Perché ringraziare ‘Qualcuno’ dal momento che questo lavoro è tutta farina del mio sacco?>

 

 

 

 

Forse perché se non ci fossero stati quei ‘qualcuno’ nella vita dei miei ultimi quattro anni, un lavoro simile non sarebbe stato neanche lontanamente concepibile.>

 

 

 

 

 

Dei ‘Qualcuno’ che hanno dato vita e la ‘Vita’ ad una persona nuova,>

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

 (Dei ‘Qualcuno’ che hanno dato vita e la ‘Vita’ ad una persona nuova,)

intemperante per antonomasia,>

 

 

 

  

Esplosiva come un vulcano in piena attività,>

 

 

e, a proposito di ‘piene’, paragonabile forse solo a quella storica dell’Arno.>

 

 

 

 

 

 Un po’ sopra le righe,>

‘schizzata’ per dirla nel gergo di qualche mio alunno,>

vitale ma al tempo stesso spesso piena di dubbi, paure, insicurezze…>

 

Forse per questo ringraziare diventa necessario>

[traduzione psicologica empirica]

 

 

 

 

>Il titolo lascerebbe supporre una rapida conclusione…(sic!) o alludere ad una seduzione e repentino abbandono

>Il grazie inizia subito ad essere urlato in grassetto e maiuscolo, come dire “non pensiate che questi siano ringraziamenti di rito, ve li urlo nelle orecchie e con gli occhi spalancati affinchè possiate sentirne tutta la calorosa sincerità!”

 

>Subito però un pentimento … i puntini indeboliscono l’urlo sfumandolo in un atroce dubbio “E perché mai?”. Qualsiasi cosa noi possiamo scrivere o dire è certamente stata detta e scritta meglio da altri secoli prima, nel nostro sacco la farina non è nata dal nulla.

 

 

>Si viene a scoprire che il qualcuno non è solo e così i ringraziamenti. Del resto “qualcuno” è pur sempre un pronome indefinito, adatto quindi alla bisogna, e senza aiuto di pluralizzazioni indebite.

Il senso della frase è che se non si fosse iscritta ad un corso di laurea non avrebbe dovuto fare la tesi. Ma va?!

 

>Quanti tipi di vita esistono nella mente della scrivente? Certamente una vita minuscola (la prima) dono dato a tutti i mortali gratuitamente, e tolta solo dalla morte anch’essa minuscola dataci ancora gratuitamente da dio o dagli uomini. A proposito delle falsità del linguaggio, c’è qualcosa che non torna: la vita la si da e la si toglie, la morte la si può solo dare, dov’è l’errore? Neanche Gesù Cristo tolse la morte da Lazzaro, semplicemente gli ridiede (per la seconda e spero ultima volta) la vita.

Poi esiste un secondo tipo di vita, non un’altra, quell’altra così cara ai cattolici, ne una seconda vita, la second-life degli internauti, ma bensì una vita tra virgolette, meglio tra apici perché il virgolettato potrebbe suggerire una certa ironia su quello che si dice, mentre l’apice tende ad enfatizzare portando il testo appunto all’apice dell’importanza. E di apici questo testo ne è sommerso, è tutto all’apice. Il secondo tipo di ‘Vita’, questa maiuscola, non più regalata quindi, ma comprata con lacrime, sudore, sangue e migliaia di euro, [ovviamente mi riferisco alla retta, ed è bene specificarlo in tempi di indagini nazionali che non riguardano certo la scrivente e i di Lei refernti]ci è stata venduta [come sopra]dal misterioso e plurimo Qualcuno.

Il dramma di ‘Qualcuno’ è che nell’atto misericordioso e para-divino di donare questa seconda vita si è trovato di fronte “una persona nuova”, fatto che ha reso difficile la consegna del prezioso bene.

 

>Qui la parola “antonomasia” è usato correttamente al posto di “per eccellenza”, la scrivente, voglio supporre, non si ritiene ancor così famosa per la sua intemperanza da risultare sinonimo dell’intemperanza per tutto il mondo.

 

>Seguita la figura retorica del climax, il preoccupante crescendo di similitudini catastrofiche

 

>A scanso di equivoci sulle sue similitudini citerebbe anche l’anno. Quindi siamo di fronte ad un Krakatoa di tipo alluvionale, peccato l’omissione di uragani e maremoti, una personcina da trattare non solo con le molle ma anche protetti da tute da sub rivestite di amianto.

>Appena un po’, troppo modesta!

 

>quello superstite

 

>un treno merci sparato a folle velocità con un macchinista pieno di dubbi…

>Io suggerirei di anteporre ai ringraziamenti le doverose scuse, che invece sono assolutamente assenti in tutto lo scritto.

 

GRAZIE papà!>

 

Il Preside X. Y. ‘noto’ per pignoleria e puntigliosità >

 

 

 

che per me>

 

però sono solo l’altro nome di un ‘sano realismo pragmatico’;>

 

 

grazie perché sei riuscito a contemperarlo, pure a fonderlo con una capacità insuperata dal tempo di continuare a guardare alle cose con occhi pieni di stupore, meravigliati come quelli dei bambini. >

 

 

 

 

 

 

Gli stessi in cui mi specchio e mi vedo. Da sempre.>

 

 

 

 

 

A te devo l’amore per la Cultura, e il Sogno>

 

 

per la multiforme e mutevole musicalità della Parola, >

 

 

 

 

 

Ma soprattutto la curiosità di chi vuole andare Oltre apparenze e facili conquiste.>

 

E poi, secondo l’ordine sparso che mi caratterizza,>

per associazioni di idee …>

 

 GRAZIE al

X2 Y2. Alla Sua … (o alla tua?!)>

 

 

 

 

 

Ironia intelligente, >

 

alla profondità, devo la rottura di facili equilibri emotivi>

 

e comode forme di una stabilità finta, artefatta>

 

 

 

 

 

 

 

 

ma soprattutto>

 

una trasformazione ‘Vera’>

 

una ‘Rinascita intellettuale’:>

 

una piena debordante,>

 

 

 

 

 

prima arginata poi lasciata defluire>

 

un confronto a volte imposto,>

mai sterile>

‘polemiche’ costruttive,>

 

mai inutili,>

 

prese di posizioni e ‘affettuosi’ rimbrotti;

da entrambe le parti.>

 

Il suo sguardo attento ma mai indagatore ha messo di fronte a me uno specchio>

 

Mi ha riportato sulla giusta strada,>

 

quella del ‘Mettersi in discussione’ e della ‘Ricerca’>

 

>Ci invita alla conoscenza del genitore.

 

>ci invita a trovare le differenze tra i due sinonimi. Ce ne sono? Tra l’altro anche il padre lo deve essere “per antonomasia” un rompi….., se lo si pone tra gli apici.

 

>Degna figlia

 

>Ah così si chiamano i rompi…, buono a sapersi, la prossima volta che ne incontriamo uno diamogli del “realista pragmatico”, non si offenderà di certo.

 

 

 

>Qui ammetto di non essere in grado di penetrare il senso, debbo dire che proverei terrore di fronte ad un padre i cui occhi invece di lasciar trasparire saggezza e senso della vita, lasciassero trapelare ancora tanto infantile stupore. Ve lo immaginate vostro padre con gli occhi sbarrati e la bocca ad “Ohhhh!”

 

>La metafora dello specchio imperversa, dilaga anzi “deborda” nell’intero scritto: pare che principale desiderio della scrivente sia “da sempre” quello di trovare nel mondo la propria immagine riflessa, un mondo a propria immagine e somiglianza…

>Quelli con la maiuscola, abbiamo imparato, costano sacrifici. Le culture e i sogni degli altri poveri meschini non ci interessano.

>La Parola è notoriamente il Verbo cattolico, la verità rivelata, ma stranamente nello scritto non compaiono invocazioni o citazioni religiose. Qui è infatti da intendersi come parola musicata vera e propria, canto lirico e melodrammatico. [Il corso di laurea è a carattere, specializzazione musicale]

 

>Amiamo gli ostacoli, siamo sempre Oltre… la siepe. [Peter Sellers: “ Il giardino …”]

>Per il quale sono un’antonomasia

>Quindi non in ordine di importanza, ne urgenza o cronologico, il prossimo grazie è per

 

>Queste parentesi potrebbero essere pericolosamente lette come un sussurrato nell’orecchio del lettore, cui in prima istanza è bene rivolgersi con “la Sua” Eccellenza, Santità, Maestà etc., ma al quale ci si sente … legati … (meglio tacere)

 

>Mica quella da tv spazzatura

 

>ci piace sempre camminare sul filo del rasoio, e magari rompere con gli ex noiosi

 

>finto e artefatto non sono affatto sinonimi o applicabili insieme: finto è un giudizio di valore negativo di un qualcosa che solo appare vero, artefatto significa costruito ad arte e, per restare in tema, tutta la musica è artefatta. Ma nel parlar comune vengono spesso usati come sinonimi, seguendo la vetusta estetica del romanticismo che propugnava un immediatezza sincera.

 

>all'apice

 

>non artefatta, sincera come la metamorfosi del bruco in farfalla

 

>Un vero e proprio personale Neo-Umanesimo

 

>”va ora in onda la replica dell’alluvione di Firenze” un evento che deve aver “segnato” l’immaginario infantile della scrivente. Dimenticando che il destinatario ha invece recentemente vissuto ben altra reale piena devastatrice.

>come nell’immaginario erotico maschile della violenza sessuale

>data l’autorevolezza del Maestro

>regolarmente fecondata

>chiamamole “polemiche” e qui ci volevano le virgolette e non gli apici!

>ripeto, per chi non vuol capire, sempre feconde e piacevoli

 

>le ho prese ma te le ho pure date, caro Maestro, e in tutte le posizioni!

 

>Non desidero altro che uno specchio

 

>… chè la retta via era smarrita

 

>Condivisibili insegnamenti, ma suppongo poco applicati

 

E al M° X3 Y3, anzi X3>

Per non avermi fatto sentire ‘intellettualmente ed emotivamente orfana’ dopo il trasferimento del M° X2 Y2;>

 

un nuovo riferimento, una Guida presente e stabile >

 

fatta di correttezza e rigore, ma anche flessibilità e apertura alle idee >

 

e sensibilità fine,

capace di plasmare e lasciarsi plasmare>

promesse di amicizia preziosa>

Grazie per l’incoraggiamento, i consigli, le critiche sincere ed anche amorevoli.>

>A lei do del “tu” subito, anche a te GRAZIE

 

 

>per avermi consolato nelle crisi di pianto per essere stata abbandonata

 

> "G" maiuscolo ma non all’apice!

 

>Crozza-Veltroni docet

  

 

>spalmare e lasciarsi spalmare

>solo amicizia ma preziosa

 

>vivo di critiche oltrechè di specchi

GRAZIE

Al mio straordinario mèntore musicale il M° X4 Y4, presente in ogni fase della mia vita degli ultimi dieci anni,>

 

con il suo ottimismo, la vitalità e la fiducia nelle mie capacità sempre capace di tirare fuori il meglio di me>

 

di dare forma alle mie idee musicali,>

 

smussando gli angoli>

 

fare di uno scarabocchio un disegno finito>

 

di un comune pezzo di vetro

un diamante prezioso>

 

 

 

>la Telemaca di turno ama l’antonomasia [Mentore, personaggio dell’Odissea cui si affida Telemaco e Ulisse, Atena/Minerva in veste di precettore]

 

>che al peggio basto io

 

>che non amo la musica informale

 

>e neanche quella spigolosa

 

>sostituendo il foglio

 

 

>perché a trasformare diamanti in vetri già lo sapevo fare

 

Il M° X5 Y5 per avermi accolta nella sua Classe,>

 

aver rinnovato la fiducia in me stessa e, >

 

con la sua straordinaria capacità di comunicare, avermi mostrato approcci diversi alla difficile materia dell’insegnare.>

 

E ovviamente GRAZIE al M° X6 Y6, alla sua competenza riguardo tutto ciò che riguarda il [omissis mio], anche e soprattutto per avermi lasciato seguire autonomamente i percorsi, non sempre agevoli, del mio pensiero.>

 

 

 

 

E poi, al Prof. X7 ‘Z7’ Y7:

se sono stata traviata verso le neuroscienze lo devo a lui che mai si è tirato indietro quando si è trattato di spiegare, ascoltare ipotesi ed elucubrazioni mentali di una musicista con il pallino della medicina;>

 

 

 

 

 

 

ma soprattutto GRAZIE per il salvataggio in extremiis, per avermi gettato un salvagente quando ero ostinatamente decisa ad andare alla deriva.>

 

 

 

 

 

 

E GRAZIE

Poi a quanti con quel salvagente mi hanno aiutata a tornare a riva; I Proff. [segue elenco di altre 5 persone, da XY8 a XY12] Ormai medici a tutti gli effetti>

 

 

 

Per avermi messo davanti agli occhi

Quello che non riuscivo più a vedere:>

 

 

 

il valore dei Sogni, degli Ideali.>

 

E il mio amico, nonché medico di base Dott. X13 Y13, anzi, Z13 GRAZIE Ci sei stato sempre, Ci sei sempre;>

 

senza domandare, senza chiedere>

 

con una amicizia concreta e silenziosa ma piena di eco infinita,>

 

hai guarito ferite piccole e grandi>

graffi dimenticati su di me dal Tempo>

GRAZIE Z14!

sorella ed amica

Luce preziosa concessa a pochi>

Uno scrigno che è come uno dei tuoi carillons,

pieno di pulsante equilibrio, vivace e vitale>

 

GRAZIE X15!

Hai reso questi due anni di viaggi località A – localitàB un battito di ali, lievi come il volo di farfalla>

 

 

 

 

 

 

 

 

Grazie per l’amicizia immediata, la presenza, l’ascolto,>

 

  

ma soprattutto grazie

per avermi fatto sentire una persona migliore di quanto non sia.>

 

GRAZIE al mio amico X16,

il Dott. X16 Y16

specialista con un amore ed una passione per la musica senza pari;

Grazie

Per essere riuscito a scardinare le mie difese

Aver fatto uscire l’Essenza del mio Essere>

 

Hai stimolato / Nutrito, con la tua /la mia Curiositas te ne sei preso cura;>

 

una consonanza quasi perfetta di idee e valori;>

 

un amico come nessuno in cui trovare risonanza>

 

in una free-ride travolgente da percorrere senza paura,>

 

Un fiume che rispecchia le sue rive.>

 

Ancora Grazie

Ai miei ‘Musici’ suoceri

X17 Y17 e X18 X18b Y18.

Per lo scompiglio che ho portato nelle loro vite

Guardato sempre in modo amorevole;>

 

 

 

 

 

alle mie migliori amiche

complici e confidenti insostituibili

X19 Y19 e X20 Y20,>

 

ai compagni di liceo

al grande X25 Y25 al M° X26 Y26 e agli amici e colleghi dell’ NomeAssociazione;,>

 

 

 

 

 

 

Alla mia amatissima Prof. Di Latino e Greco, X27 Y27

A quello di Storia e Filosofia, X28 Y28

A don X29 Y29 e all’amico Dott. X30 Y30>

 

Da loro ho imparato la schiettezza e la forza della Verità>

 

Il coraggio di sostenere sempre le proprie idee

Accettandone di buon grado le conseguenze.,>

 

 

GRAZIE

Per aver lasciato tutti su di me

Impronte incancellabili

Tracce evidenti

Segni indelebili.>

 

Per avermi fatto crescere.>

 

E poi ovviamente

GRAZIE a X31

che da ormai sette anni condivide con me una altalenante ‘buona e cattiva sorte’.>

 

 

 

 

 

 

 

 

Per te non esistono parole che possano esprimere in pienezza i sentimenti.>

 

Le emozioni e la Musica condividono questo:

l’ineffabilità

la stessa che ci unisce;

un unisono che non ha il bisogno di parole e lunghe spiegazioni.>

 

Grazie

Per essermi sempre stato accanto. Avermi sostenuto quando ero stanca ed incoraggiato

Per esserti sempre preso cura di me

Per continuare a farlo.>

 

 

 

 

GRAZIE  a tutti perché ci siete,>

 

riempite la mia vita,>

 

rendete il mio mondo un luogo

solare,

luminoso e piacevole in cui vivere.>

 

GRAZIE

perché siete la mia possibilità di essere una persona migliore.>

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

>Ovviamente GRAZIE “Al”, piccolo refuso. La sua classe non è Sua ma di Classe.

>come se ce ne fosse bisogno, ah dimenticavo il macchinista del treno merci dubbioso.

 

 

>anche qui un barlume di misura, entro le righe, torna a farci sperare.

 

 

 

 

>A differenza di tutti gli altri che hanno provato a “rettificarmi” in qualche modo tu, saggiamente, hai capito che non c’era speranza e mi hai lasciato fare tutte le scemenze che mi passavano per la testa.

 

 

 

 

 

> Il prof. A quanto pare ha subito visto in lei, come me, un autentico fenomeno della natura, degno di più approfondite indagini neurologiche. Il termine traviata non porti il lettore a facili battute sulla morale della protagonista e del suo Dottore: più correttamente si deve intendere caviata.

 

 

 

>Il Prof. Dopo averla caviata, portandola alla deriva mentale più estrema, si è accorto del danno fatto e vi ha posto rimedio: analisi ed ansiolitici, tranquillanti, barbiturici e chissà cos’altro. Povera piccina, certamente una vittima, ma suppongo consenziente.

 

 

 

 

 

 

> Si sa, una volta traviata, un po’ tutti ne approfitano, e la cavia viene passata di mano in mano. Probabilmente su Science esiste qualche pubblicazione sui risultati.

 

> no, non è quello che le vostre menti insane e maliziose vogliono immaginare: l’oggetto la cui sola vista faceva fuggire la nostra amica è …

 

> Quanto è bello sognare quando si è narcotizzati o ipnotizzati.

 

 

 

> Ti è piaciuto e non mi molli

 

> L’uomo Denim non ne ha bisogno

 

 

> .ha, hha, hhhhaaahhh ,,,

 

> la frusta e gli aghi fanno male

> antiche cicratrici

 

 

>Guarda caso a me si, perché me lo merito

 

>Il vibratore che mi hai dato funziona una meraviglia

 

 

 

> Qui, come nei promessi sposi con la sezione dedicata alla monaca di Monza, si apre una tragedia nella commedia: la povera X15, compagna di viaggio della nostra amica, la si suppone intenta in una guida sportiva, stile F1, nella convinzione che solo una folle corsa verso l’università avrebbe mitigato l’atrocità della compagnia, l’auto volava come una farfalla, a zig e zag.

 

>X15 è stata così brava nel sopportare la presenza ciarliera ed ossessiva che la nostra amica neanche se ne è accorta, X15: santa subito!

 

 

> in fondo in fondo anche la nostra amica sa di essere una “realista pragmatica”

 

 

 

 

 

 

>Finalmente qualcuno che mi ha sodomizzata facendomi venire come si deve.

 

 

>ovvia allusione a giochi particolari

 

> mio marito è più bravo

 

> rispecchiarsi

 

 

>come piace a noi macchinisti del treno impazzito

 

> rispecchiarsi al quadrato

 

 

 

 

>Come dicevamo all’inizio sempre "grazie" e mai "scusate", che in questo caso sarebbe stato doveroso, ma la nostra amica ringrazia i santi suoceri per il modo amorevole con il quale guardavano la folle devastare anche la loro tranquilla vita

 

 

> le beate 19 e 20, ne avrebbero di cose da raccontare!

 

 

> per un attimo deve aver pensato di citarli per nome e cognome tutti e 320, poi, nel dubbio di non poterli ricordare tutti e nella certezza (mal riposta) che di sicuro avrebbero letto la sua tesi, i compagni di liceo ed i colleghi dimenticati, non trovandosi elencati, si sarebbero vendicati buttando il libro senza leggerlo. Quindi, per fortuna, abbiamo evitato l’ennesimo elenco.

 

 

 

> Imperdonabile non citare i bidelli ed il personale di segreteria.

 

> se cercate i veri responsabili di questo fenomeno vivente adesso sapete chi sono

 

>Il punto finale seguito da una virgola ci fa per un attimo sognare che l’incubo stia finendo, ma c’è dell’altro, il personaggio che accetta di buon grado le conseguenze …

 

 

 

 

> Vi siete divertiti tutti, brutti sadici, con il mio masochismo.

 

> sin da bambina!

 

 

 

> Conosciamo finalmente il vero eroe della vicenda, il “fortunato” marito, il Santo tra i Santi, cui tutti noi maschi dobbiamo accendere un cero, per averci evitato almeno la sciagura di poter restare incastrati dall’aggancio ferale di una simile donna. Preghiamo per lui, affinchè possa continuare a sostenere l’immane fardello dopo il fatidico settimo anno, gli auguriamo di avere un figlio, a suggello perenne della loro felicità e della nostra incolumità.

 

> Magari non esistessero! Invece …

 

 

 

 

> Ineffabile sarà lui, in quanto a lei ! Comunque ripete che non c’è bisogno di parole … invece …

 

 

 

 

> Il brutto della sincerità, come evidentemente si tratta nel caso della nostra amica, è che i bei pensieri suonano ridicoli e banali come le parole di una canzone senza la musica.

 

 

> nonostante me siete sopravissuti

 

> ho l’agenda zeppa dei vostri numeri di telefono, non avete scampo!

 

 

> E il vostro un inferno, invernale, o un inverno infernale.

 

> Come sarebbe a dire? Ci hai rotto l’anima, hai devastato le nostre vite, ci hai ripetuto alla nausea che sei cambiata, che sei diventata una persona diversa e adesso alla fine ci dici che i nostri sacrifici sono stati del tutto inutili, che noi siamo solo “una possibilità” di miglioramento!

Questo finale inatteso della pagina di ringraziamenti, ci coglie di sorpresa, come quando una persona si commiata da noi mandandoci dolcemente a quel paese. O dicendo “Scusatemi, ho solo scherzato, ma comunque GRAZIE lo stesso”.

 

Ed io ringrazio voi come ho imparato

GRAZIE

se siete riusciti a leggermi fino a qui.

Non posso promettervi una veloce beatificazione, la lista delle XY in attesa a sinistra è lunga!