Scrivi una nota


Voglio provare a fare un autodafè.

Scrivere note su Facebook è un'attività gratificante in se, anche se non vengono lette o commentate. E' un modo per elaborare il proprio pensiero e strutturarlo in maniera leggibile.

Per farlo è sufficiente un'idea, anche non eccessivamente originale, quasi meglio se è un luogo comune o una cosa detta, ridetta e risaputa.

La forma dell'esposizione prevede degli elementi fondamentali:

  1. un titolo ambiguo, misterioso ed intrigante,

  2. una foto scaricata dalla rete anche solo lontanamente attinente al soggetto, ma che sia anch'essa di facile impatto, meglio se non “leggibile” anche in miniatura, in modo da adescare l'utente a spasso per la Home a clikkarla. La nudità o l'esagerazione funziona sempre, Da evitare invece le foto giornalistiche della cronaca a meno che non siano ritoccate violentemente.

  3. L'incipit deve esporre la tesi che si intende sostenere, e deve farlo molto sinteticamente in un solo breve periodo, lasciando al lettore la possibilità di dare per scontata l'elaborazione e cercando invece di fargli intuire che così potrebbe non essere. Se il lettore si convince dalla prima frase che quello che si sta leggendo è aria fritta, non continuerà mai.

L'elaborazione prevede anch'essa delle modalità al limite della subornazione.

  1. La spiegazione per esteso della tesi deve fondersi con la sua contestuale affermazione. Cioè mentre si specifica cosa si intende affermare nello stesso tempo lo si inizia ad avvalorare. In questo modo si evita la presa di distanza tipica di una lettura critica. E' come chiedere a qualcuno com'è il vino che sta bevendo mentre lo beve e non dopo averlo bevuto.

  2. Evitare citazioni e riferimenti. Sono un'arma a doppio taglio: possono essere sempre combattute con altre citazioni, magari dello stesso autore o più “alte” e convincenti. E' meglio lasciare alla cultura di ciascuno la ricerca delle possibili verifiche. La cultura occidentale è così profondamente relativistica che di ogni affermazione possiamo trovare mille smentite e mille conferme. Se non si pone con arroganza quello che si afferma, ma si lascia intendere che “il buon senso comune sa che è vero” il lettore sarà invogliato a cercare le mille conferme piuttosto che le mille smentite.

  3. E' buona norma spostare nella preistoria le origini della nostra affermazione, essendo un campo completamente privo di fonti attendibili. L'excursus storico oltre ad essere breve si poggerà su eventi notissimi che serviranno da pilastri per la nostra costruzione di senso. In realtà la storia è piena di elementi in contrasto, è assolutamente non tempo-direzionata come appare, si avvita continuamente su se stessa e grazie alla sua complessità inestricabile è possibile costruire delle linee rette di senso compiuto prendendo 3 punti qualsiasi ed ignorando tutti gli altri miliardi di punti.

  4. Lo stile deve essere il più chiaro possibile, poche subordinate e frasi corte. Il paragrafare i periodi è di estrema importanza per far riposare lo sguardo e far digerire il concetto esposto.

  5. La tesi che si intende affermare dovrà essere supportata parimenti da concetti comuni e largamente condivisi e dalle nostre personalissime (e discutibilissime) opinioni, il tutto in un mix scorrevole e sfumato, condito delle immancabili prove contrarie. Sarà facile trovare esempi di cosa non è un determinato concetto in modo da guidare per mano, passo dopo passo, immettendo volta per volta le possibili contestazioni munite delle nostre controdeduzioni. Altrimenti, nel caso si procedesse solo per affermazioni, il lettore alla lunga troverebbe una di esse poco credibile e sarebbe così libero di cercarsi la propria controdeduzione. Invece, se le controdeduzioni sono fornite “gratuitamente” e contestualmente alle affermazioni, si direziona con la propria volontà la capacità critica del lettore, che alla fine si troverà sufficientemente stanco da non cercare più per conto suo le altre possibili smentite.

Il finale non deve mai essere trionfale, perchè i trionfi suscitano lo scetticismo. Meglio terminare con un falso dubbio, una domanda retorica alla quale si è abbondantemente risposto nell'elaborato, ma che, abbassando con umiltà la testa, invochi la benevolenza del lettore e gli dia la possibilità di condividere, con la sua sconfinata saggezza, questo scritto audace ma abbastanza ovvio, originale ma in fondo risaputo, elegante ma non ricercato o prezioso.

Se ho scritto questa nota è perchè qualcuno mi ha fatto notare che è un mio modo di procedere mentalmente quello di formarmi prima una tesi e poi cercare dentro di me tutte le possibili affermazioni a supporto di essa, ignorando volutamente tutte le altre che immancabilmente la stroncherebbero. Così facendo posso dire io, prima che siano altri a dirmelo, che questo modo di fare non è affatto “cosa buona e giusta”. Se non altro adesso vi ho fornito anche le pinze con le quali prendermi, quale altro Autore l'ha mai fatto prima?