Una provocazione.

 

Cosa hanno in comune le religioni, la tossicodipendenza e le arti?

Secondo le convinzioni di ciascuno si potranno trovare alcuni aspetti comuni tra due di queste, ma difficilmente tra tutte e tre.

Io penso che invece ci sia un qualcosa di fondamentale che le può accomunare, un esigenza di base dalla quale tutte e tre traggono origine e sostentamento eterno.

Come la storia dei regimi assolutistici del secolo scorso ci insegna, non è stato sufficiente passare per le armi, uccidere e torturare migliaia di religiosi e credenti per estirpare la pianta delle religioni in favore di un'altra, nuova, religione quella della scienza ideologizzata.

L'esercito più potente che la storia dell'umanità abbia mai visto, quello statunitense, in associazione con le forze di polizia di tutto il mondo e le organizzazioni umanitarie laiche e confessionali nulla hanno potuto contro il traffico di droga. La loro è solo un'azione di contenimento, e addirittura durante la guerra del Vietnam, un tentativo di pilotaggio e sfruttamento.

Stessa imperitura sorte sembra toccare alle arti, nonostante i ripetuti annunci mortuari che ne decretano ogni 10 anni la morte, esse continuano ad esistere ed a produrre nuove opere.

Non mi sembra di azzardare molto se reputo plausibile che queste tre cose, con le loro infinite sfumature e diversità, siano destinate ad esistere ed evolversi finchè esiste l'uomo.

Ma questa è una sola delle cose che hanno in comune.

L'altra, sicuramente meno facile da accettare, è che sono tre aspetti esistenziali dell'umanità di un unico desiderio: quello di evasione dal quotidiano, di sogno piacevole, di desiderio irrinunciabile senza il quale è impossibile accettare la “pesantezza” dell'esistenza.

Io sono certo che al primo barlume di coscienza umana apparso nella preistoria, immediatamente siano comparse il desiderio di raffigurare quello che ci circonda e digiocare con i simboli, il desiderio di immaginare entità soprannaturali alle quali affidare le nostre sciagure e le nostre fortune, il desiderio di “sballare” in qualche modo per liberarsi momentaneamente dalla fatica fisica e dalle enormi paure che sempre hanno accompagnato l'esistenza umana.

E' quindi l'ora di guardarci in faccia per quello che siamo ed accettare fino in fondo la nostra debolezza verso la vita: tutti abbiamo un estremo ed irriducibile bisogno di almeno una di queste tre cose per continuare a vivere e nessuna di queste tre cose scomparirà mai. La mia provocazione consiste nel fatto che nessuno può però creare una scala di valori, una gerarchia di importanza, giustizia o bellezza tra queste tre cose, nessuno può dire che recitare il rosario è meglio che farsi uno spinello o ascoltare Mozart. Nessuno può giudicare le scelte di ognuno di noi in questi tre campi, arrogarsi diritti e legittimazioni superiori, sancire la “legalità” e l'illegalità di uno o più di queste pratiche. E' lecito perchè umano ed eterno credere in qualche ente supremo allo stesso modo di quanto deve essere lecito usare sostanze psicotrope o scolpire la pietra, l'umanità non ne potrà mai fare a meno e questo basta a non doverlo mai più mettere in discussione. Altrimenti ci ritroveremo un giorno ad uccidere e torturare chi si droga o chi suona il mandolino.

Lo sfruttamento di queste “debolezze” o “grandezze” umane (secondo i leciti e diversi pareri) è e resterà per sempre una piaga insanabile. Esisteranno sempre “furbi” che sfrutteranno la creduloneria, come la debolezza caratteriale o la sensibilità artistica di ognuno di noi ai propri fini, basti pensare a quante piccole case editrici campano sulle velleità “poetiche” di tanti, illudendoli con concorsi e premi, senza parlare dei domini temporali di dottrine spirituali o degli imperi dei narcotrafficanti. Voglio dire che non è che l'esistenza e la proprietà della Mondadori deve farci astenere dal comprare i libri di Saviano, come l'esistenza del regime degli Ayatollah indurci a bollare l'islamismo come religione impraticabile o la camorra a farvi disintossicare. Abbiamo il diritto di praticare qualsiasi di queste tre cose rivendicando la nostra libertà di scelta senza addossarci per questo le nefandezze che su quella pratica si sono edificate e si edificheranno per sempre.

Per quanto riguarda i danni provocati da queste pratiche solo noi, individualmente coscienti per quello che possiamo essere, (disinformati ad arte dai detentori dei “diritti” di sfruttamento di queste pratiche) saremo gli unici arbitri. Io ad esempio ho bisogno di arte ma col passare del tempo mi rendo conto dei danni che procuro al mio organismo e alla mia intera esistenza: l'arte uccide come l'eroina ed il cattolicesimo, solo con modalità e tempi diversi. E' nella resistenza all'abuso di queste pratiche che va cercata la soluzione, ognuno per suo conto, a suo rischio e pericolo.