IL RIFUGIO (2010) - François Ozon

Non sempre nei film succedono cose.
Un film riesce ad essere buono anche senza i soliti drammi, le note situazioni archetipiche, fantastiche scenografie e suggestivi paesaggi. Ciò che importa è che ci sia un'idea e che dia forma al film stesso.

Una giovane tossica si trova ad essere incinta del compagno morto d'overdose. Decide di tenerlo solo per curiosità, per vedere a chi somiglia e si nasconde in una casa in campagna. Il fratello del defunto passa a trovarla e si innamora del garzone del paese. Da ubriaco fa sesso con la puerpera e se ne va. Quando nasce il piccolo/a, li va a trovare e la madre ne approfitta per mollargli il neonato.

Questa storia è raccontata senza dare enfasi o scavare dentro alcun tema. Nè l'omosessualità, nè la tossicodipendenza ma neanche la superficialità di una donna che accetta di partorire ma non di crescere un figlio.
Perchè farne un film? Perchè disegnare quella che potrebbe essere una fotografia della nostra realtà, senza tuttavia giudicarla minimamente, senza aggiungere ad essa il nostro sguardo?

Forse il motivo va ricercato nella insussistenza della stessa domanda. C'è forse un perchè succedono le cose, c'è sempre una storia di psicopatia dietro l'abbandono di un minore, ci deve per forza essere sempre l'amore dentro un amplesso?
Il regista sembra sostenere di no. Si astiene anche da qualsiasi commento, si direbbe, e si accontenta di proporci questa storia nella sua cruda realtà ormai vuota di senso.