Credo siano maturi i tempi per una seria valutazione del concetto di maggioranza
dinamica o trasversale, ne sento parlare sempre più spesso ma non in termini
teorici. Vorrei la vostra opinione sulla fattibilità di questa proposta di
riforma "finalmente democratica" del sistema parlamentare.
Io credo che l’unico modo per uscire democraticamente dalla
crisi della democrazia rappresentativa sia quello di svincolare il governo del
paese dalla maggioranza degli eletti.
La cultura democratica italiana e la sua storia non può
consentire, per fortuna, a nessuna forza politica il raggiungimento del 50 +1 %.
Ma visto che è necessaria la condensazione di interessi e visioni nella forma
partitica, non si può e non si deve più pretendere che visioni e
rappresentazioni di interessi diversi debbano e possano trasformarsi in un
granitico blocco maggioritario.
Vedo 3 regole da seguire:
Inderogabile rappresentazione parlamentare della volontà degli elettori.
Stabilità del governo in carica
Potere di bilanciamento propositivo e non ostruzionistico del parlamento.
I cittadini hanno il diritto di essere rappresentati secondo il loro effettivo numero, da persone nelle quali ripongono la propria fiducia e non per operazioni maniacali di premi di maggioranza, recuperi dei resti e altri imbrogli. Quindi il sistema proporzionale secco con espressione della preferenza è l’unico che sia legittimamente rappresentativo della varietà di espressioni di idee e progetti politici.
I cittadini hanno il diritto di scegliere il governo ed il progetto politico 5ennale che si impegna ad attuare. Non possono continuare ad essere illusi da programmi enciclopedici che non hanno alcuna possibilità di essere attuati. E solo chi ottiene il consenso per un progetto ha il diritto di poterlo attuare ed il dovere di attuarlo. Per far questo è a mio avviso necessario liberare l’azione di governo da una maggioranza statica, che invece di esserne la legittimazione democratica e una garanzia di stabilità risulta essere un mercato di compensazione continuo. Nella mia idea il partito di maggioranza relativa (anche di un sol voto) si assume la responsabilità della guida del paese formando quindi un governo monocolore minoritario. Detto governo resterebbe in carica comunque per 5 anni. E’ da studiare un meccanisno democratico che garantisca la possibilità di sfiducia del governo da parte di quella che si presume essere la maggioranza dei parlamentari (il restante 70-80%), onde evitare che se "il re esce pazzo" lo si debba sopportare tutti e cinque gli anni. Ma questa sfiducia deve essere esercitabile solo in casi eccezionali (penso alle procedure di impeachment presidenziali americani, o quelle elegantemente evitate da Leone e Cossiga). La permanenza 5ennale del governo deve cioè essere in qualche modo semi-blindata anche senza una maggioranza assoluta che la sostenga.
Un governo così formato avrebbe necessariamente poteri limitati rispetto agli attuali, cioè detterebbe l’agenda dei lavori, le linee guida e le priorità da seguire e soprattutto proporrebbe al parlamento le leggi e quei provvedimenti che ha dichiarato in campagna elettorale o che si rendessero necessari per sopravvenute esigenze. Il presidente del consiglio designerebbe i ministri e ne avrebbe il potere di revoca. Resterebbe quindi quasi intatto il potere esecutivo, nonostante l’assenza di una maggioranza che lo sostiene. La novità di questo sistema risiede nel fatto che, abolito il voto di fiducia, ogni legge dovrebbe essere votata in modo palese dal parlamento che democraticamente rappresenta proporzionalmente gli interessi e le volontà dei cittadini. Il governo monocolore potrebbe contare sulla propria percentuale fissa di voti ( suppongo tra il 20 ed il 30 %) alla quale si sommerebbe quella ottenuta dal voto parlamentare degli altri singoli deputati favorevoli al singolo provvedimento. Le pagine più belle della vita democratica italiana sono state scritte quando sono caduti gli steccati della manichea divisione in maggioranza ed opposizione, penso all’intervento nei balcani del governo D’Alema. E’ stato in quei momenti che i cittadini italiani si sono sentiti realmente e responsabilmente rappresentati dalla classe politica. O andando indietro, negli anni di piombo, quando maggioranze trasversali risposero unite sfidando l’incomprensione di parte delle rispettive basi elettorali. Debbo purtroppo notare che il maggioritario ha reso molto più rara questa opportunità. Quello che auspico è che questa della maggioranza trasversale o dinamica non sia più l’eccezione ma diventi la regola: se a Bologna la maggioranza dei cittadini e dei suoi eletti anche in coalizioni diverse è favorevole a provvedimenti tesi al ripristino della legalità e della sicurezza, perché mai devo andare contro di essa e lasciarmi bloccare dall’uno per cento di turno? Quale necessità superiore politica e strategica è superiore alla volontà della maggioranza dei cittadini? I segni di un possibile cambiamento in questa direzione ci sono da tempo (oltre Cofferati, Cacciari, Tabacci, Follini, Di Pietro Veltroni e D’Alema).
Siccome so che è necessario pensar male e cioè prevedere che il governo si trovi di fronte ad una maggioranza ostile e compatta che ne chiede la testa e per non renderlo bersaglio di un troppo facile tiro al piccione, una soluzione potrebbe risiedere nella costituzione di un governo ombra permanente composto da un rappresentante di ogni partito, escluso quello di governo, governo ombra che magari potrebbe di fatto sostituire l'inutile senato ed occuparne l’aula. Il governo in carica (ed esso solo!) detta il provvedimento che ritiene necessario e, qualora non ottenga la maggioranza necessaria in parlamento, l’ antigoverno si fa carico di presentare un emendamento o un’intera legge che sia il risultato di un compromesso tra tutte le forze d’opposizione parlamentare. All’esame parlamentare, se quest’ultima proposta ottiene la maggioranza, diventa legge altrimenti viene approvata quella legge o quel provvedimento che nelle due votazioni (pro-governo e contro-governo) ha ottenuto la maggioranza relativa. Il governo-guida in ogni caso non decade e non viene delegittimato dall’eventuale sconfitta e continua per la durata del proprio mandato la proposizione dei provvedimenti secondo la propria lista di priorità. Ripeto la sua funzione (e quella dei partiti) resta la decisione di priorità e delineazione degli obiettivi, quella espressa nel programma votato dagli elettori.
Credo che in questo modo si ottengano i segg. vantaggi:
Il volere manifestato da tutti i cittadini votanti sarebbe sempre proporzionalmente, in ogni caso e per la prima volta al mondo democraticamente rispettato
Tutte le forze politiche rappresentate dai partiti ed elette nel parlamento sarebbero libere di esprimersi finalmente secondo coscienza e secondo le idee ed i progetti che li hanno fatti eleggere (candidature votate per preferenza nominale).
Ogni parlamentare sarebbe individualmente responsabile verso i propri elettori del voto espresso in favore o contro quel provvedimento, dando la possibilità agli elettori di stabilire finalmente chi osserva il proprio mandato rappresentativo e chi no, senza alibi di coalizioni o strategie di partito.
Il governo monocolore di maggioranza relativa sarebbe rappresentanza fedele di una volontà di una reale anche se relativa maggioranza esistente nel paese, che a torto o a ragione ha espresso la sua fiducia a degli individui che promuovono delle linee programmatiche nette. E che quindi non partono già con i piedi legati da indesiderati alleati pronti a ricattare in ogni momento.
Siccome, e lo sappiamo bene dalla storia, anche la maggioranza può sbagliare, il ruolo del parlamento di controllo e verifica dell’azione governativa verrebbe finalmente esaltato sia dalla responsabilità individuale e di partito nel far passare o far cadere una legge valutabile dai cittadini (che andrebbero seriamente e precisamente e minuziosamente e continuamente informati sugli articolati presentati, da parte del servizio pubblico, liberato definitivamente dalle lottizzate propagande elettorali post-elezioni che ogni giorno lo affliggono) . Se è opinione comune ad una coesa opposizione parlamentare ed essa stessa è in grado di una unitaria proposta migliore sull’argomento/problema posto dal governo, è giusto che abbia la possibilità di verificare la propria ipotesi alternativa e di contrapporsi con forza a qualsiasi deriva dittatoriale del governo. Non essendoci alcun vantaggio politico (perché una vittoria dell’opposizione non pregiudicherebbe la vita del governo) non credo che l’opposizione decida di far approvare una legge “porcata” a tutti i costi pur di mettere in minoranza il governo. Pensiamo per esempio alla riforma della legge elettorale: attualmente non credo esista in parlamento nè nella maggioranza nè nella opposizione una proposta “decente” in grado di ottenere la maggioranza richiesta solo con i voti della propria coalizione. Viceversa in un sistema come quello proposto, sono certo che riuscirebbe ad esprimere una legge rappresentativa del volere della maggioranza dei cittadini.
Il gioco delle alleanze e degli schieramenti, istituito a suo tempo con le migliori intenzioni, è rimasto l’immutato strumento che, da ad un solo senatore il potere spettante alla maggioranza degli italiani, ma tutto ciò solo ed esclusivamente perché inquadrati nel funesto bipolarismo. Il tradimento della coalizione viene visto e additato come una macchia infamante, quando invece in qualche caso (raro a dir la verità) nasconde una profonda crisi personale che spinge persone come Franca Rame a votare a favore del finanziamento delle guerre pur di salvare Prodi. In questo nuovo sistema le alleanze e gli schieramenti si fluidificherebbero immediatamente, nessuno sarebbe più vincolato ne ad una coalizione di riottosi ne a divergenze con il proprio partito. Ognuno sarebbe invece portato a rispettare i propri elettori perché solo dal loro consenso dipenderebbe la loro vita politica. Abolito ogni scrutinio segreto e voto di fiducia ed ogni altra forma di coazione da parte dei partiti e delle disciolte coalizioni, si garantirebbe al paese l’approvazione in tempi certi di un provvedimento che rappresenterebbe finalmente una delle possibili risposte evolutive* ad una situazione focalizzata, con il consenso attualmente (di volta in volta) più ampio possibile. [* i problemi e le loro eventuali soluzioni esistono solo nelle scienze esatte, la storia umana è una storia di situazioni e delle loro evoluzioni, quando le parole hanno un senso …].
L’antipolitica diverrebbe un vocabolo privo di senso. La partecipazione politica un obbligo scolastico, la libertà di pensiero un dovere. Detesto ogni populismo da qualsiasi parte venga. Il vaffa è solo una facile battuta, mi guarderei dall’abbracciare menestrelli che campano in questo modo.
Applicato ad ogni organo centrale e periferico distruggerebbe immediatamente e senza morti e feriti, il sistema clientelare imperante, in quanto nessun candidato potrebbe millantare un potere decisionale personale e neanche di partito o di coalizione, ma sarebbero eletti solo coloro che riescono a condensare intorno al proprio progetto per il bene pubblico il maggior numero di adesioni. Il tutto congiuntamente all’attuazione della costituzione [L’art. 97 c.3 recita: “Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge”.] Ogni posto pubblico dovrebbe essere gestito in trasparenza da concorsi o anche dalla più ampia maggioranza degli organi periferici preposti. Nessuno potrebbe più promettere un posto fisso ad personam se per designarlo fosse costretto ad ottenere una maggioranza variabile e non ricattabile.
Finalmente cesserebbe l’odiosa consuetudine che fa odiare la vita politica, quella per la quale le ottime proposte di legge che in questi 60 anni di repubblica sono state presentate a tutti i livelli, leggi che se votate ad un referendum, avrebbero ottenuto una straordinaria maggioranza di voti, e che invece sono state cestinate o nel migliore dei casi stravolte a causa del “superiore interesse della maggioranza e della stabilità del governo in carica”.
Credo anche, ma non può che essere un’ipotesi, che una competizione elettorale dove vince solo chi arriva primo, il partito col maggior consenso, dopo una possibile e probabile iniziale ubriacatura di partiti, per altro contenibile con una europea soglia di sbarramento, a regime il sistema costringerà ad una decisa riduzione delle forze in gioco e, secondo me cosa ancora più importante, ad una ridefinizione in termini teorici e politico-progettuali molto più lungimirante dei partiti stessi. Intendo dire che questa rivoluzione possa iniziare il necessario ripensamento in senso dinamico della funzione e costituzione dei partiti: non monolitici nidi di vipere ma fucine di idee e di sperimentazioni, di passioni e di capacità decisionali. Il partito al governo non potrà più accampare scuse “che non lo hanno fatto lavorare”, ma neanche i partiti componenti di una coalizzata opposizione che avranno contribuito a promulgare leggi troppo pastrocchiate per essere efficaci, votando contro provvedimenti ritenuti dai cittadini necessari o quantomeno auspicabili verrebbero premiati. L’antiberlusconismo e l’anticomunismo cesserebbero di esistere liberando le menti migliori anche di questo parlamento, che forse non è dei migliori ma dal quale comunque bisogna ripartire.
Le leggi si potranno fare e modificare, in un modo o nell’altro (maggioranza relativa o d’opposizione) ma si faranno, con trasparenza e magari celermente.
(Proposta inviata a Veltroni e Di Pietro, chiunque voglia e possa è pregato di impadronirsene e diffonderla: ad altri il merito, a tutti una politica intelligente).
Chi vuole commentarla può farlo sul sito liberal di http://nonunapipa.altervista.org/?q=node/79#comment-449 , dove l'ho postata come commento ad uno scritto di Giovanni Sartori (Un premeier nel bunker), o scrivermi direttamente.
14-10-2007 Vincenzo Grossi